In Provincia l’export tira ancora e, con un 30,1% registra una crescita doppia, se paragonato ai dati del 2011, rispetto alla percentuale Toscana e addirittura sei volte maggiore rispetto ai valori nazionali. Ma analizziamo nello specifico la situazione: dal 1° gennaio scorso le aziende che hanno registrato un saldo negativo sono 119, numero modesto se si considera che in totale le attività in provincia sono 22.414, ma allarmante se si tiene conto che solo nei primi tre mesi del 2012 ben 624 imprese sono state cancellate. Malgrado questo esiste anche un altro dato che può considerarsi in qualche modo bifronte: “Scorrendo i dati”, afferma il Presidente Gianfranco Oligeri, “si nota come in molti casi lo stato in cui versa l’imprenditoria resti dinamico, perché, se molte imprese e esercizi commerciali chiudono, altrettanti aprono”. In questo senso insomma è possibile affermare che c’è ancora voglia di fare impresa ma, leggendo negativamente il dato emerge anche che chi si trova fuori dal mondo del lavoro e ha qualche possibilità economica tenta di aprire in proprio, per poi però trovarsi costretto a chiudere l’attività. Come accennato però, molto interessante risulta lo stato dell’export e, ancor più positiva appare la varietà di prodotti esportati che non riguardano solo i settori tradizionali. Se infatti il lapideo registra un leggero calo, sono i macchinari, i prodotti chimici e l’abbigliamento a registrare i dati più rilevanti. “Positivo inoltre”, afferma Massimo Marcesini, ricercatore Isr, “è notare che per quanto riguarda la chimica, questa non riguarda esclusivamente la produzione della Solvay, ma esistono anche realtà locali, ad esempio la Quasar, che tirano l’esportazione”. Peggio va all’import, dove i differenziali percentuali hanno per la maggior parte il segno meno, fatto salvo i prodotti delle attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e i prodotti chimici.