Si presentavano ben curate ed affabili riuscendo così a truffare almeno 3 esercizi commerciali; si tratta di due donne, una delle quali titolare di una ditta fittizia della quale, indagini successive hanno accertato non esistere né sede, né ufficio, né locale o qualsivoglia deposito. Alla medesima ditta facevano capo anche 5 uomini che prendevano però come obiettivi ditte edili per acquistare forniture e servizi pagando con assegni privi di provvista. Lo stesso “modus operandi” sarebbe già stato utilizzato in altre circostanze, impiegando cioè tutti gli assegni dello stesso carnet intestato proprio ad una delle indagate, che avrebbe acceso il conto proprio per farsi consegnare il carnet, senza però effettuare alcun versamento di denaro, così da porre in essere le truffe mediante assegni scoperti. L’operazione di polizia giudiziaria, per sgominare quella che può definirsi una vera e propria organizzazione criminale, messa in atto dal Commissariato di Carrara e coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Vito Bertoni è stata complessa e articolata. I 7 indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerosi “reati scopo”, ovvero commessi nell’ambito dell’attività della consorteria criminale, e in particolare di una serie di truffe, per le quali hanno a carico specifici capi d’accusa, perpetrate nei centri di Massa, Carrara e Sarzana. In particolare, mediante raggiri a danno dei tre esercizi commerciali e di altrettante ditte edili, inducendo in errore i venditori, acquistavano merce di ingente valore pagandola con titoli privi di provvista, causando così un danno patrimoniale quantificabile complessivamente in circa 30 mila Euro. Gli autori delle truffe, sono donne e uomini appartenenti a gruppi sinti italiani, tutti annoveranti precedenti specifici e quindi non nuovi a queste tipologie di reati. Le attività investigative, avviate d’iniziativa dalla Squadra Anticrimine del Commissariato e successivamente coordinate dalla Procura della Repubblica di Massa, hanno permesso di accertare che una delle indagate nel luglio del 2010 aveva aperto un conto corrente, successivamente estinto nell’ottobre dello stesso anno, presso la filiale di Fosdinovo-Caniparola della Cassa di Risparmio di Carrara, intestato alla ditta edile rivelatasi poi fittizia, e ritirando nell’occasione due carnet di assegni. La ditta stessa era stata successivamente cancellata, con delibera del gennaio 2011 dall’Albo delle Imprese Artigiane, poiché la titolare non era stata in grado di produrre la documentazione utile a dimostrare lo svolgimento dell’attività. Come emerso nelle vicenda, la banda si è avvalsa anche della collaborazione di altri appartenenti al clan familiare, tutti identificati, donne e uomini, che si alternavano in questo raggiro mai occasionale ma che prevedeva ruoli e tempi di “entrata in scena” e che sicuramente presupponeva un minimo di organizzazione.