Dire Toscana in giorni di festa, come nell’appena trascorsa Pasqua, è un facile richiamo ad un grande afflusso di turisti suddivisi un po’ in tutte le province del granducato. C’è Firenze, c’è Siena, c’è Pisa ma c’è anche la Lucchesia, la Val di Cecina, la costa degli etruschi e Val di chiana. E si potrebbe continuare così. C’è tutto, fuorché la provincia apuana ancora cenerentola del turismo regionale. E in una provincia così a margine, Carrara ha il triste primato di essere fuori da qualsiasi giro turistico, regionale e provinciale. D’altronde come potrebbe essere diversamente in una città che si ostina a tenere l’unico museo chiuso le domeniche e i giorni festivi. Sembrerebbe incredibile se fossimo in qualsiasi città priva di particolari richiami turistici, ed è invece assurdo in una città che ha un museo legato alle bellezze, uniche al mondo, delle cave. Eppure Carrara ci riesce, e fa anche di meglio. Se un turista, ieri, fosse, per sbaglio, arrivato in città avrebbe trovato piazze e strade deserte. Per non parlare dei bar o dei ristoranti, quest’ultimi alcuni erano sì aperti, ma per i carraresi che alla gita fuori porta hanno preferito il ristorante sotto casa. Per non parlare delle cave, una vecchia storia, l’assenza di idonea segnaletica e di percorsi guidati, che non riesce mai a trovare soluzione. Ma su tutto, pesa come un macigno la questione del museo del marmo. Nella turistica Toscana ogni singolo paese o borgo cerca di valorizzare la propria storia con musei, aperti, a maggior ragione, durante le vacanze. Già nella turistica Toscana, non a Carrara. Qualche esempio: il museo dell’Acqua nel casentino, oppure, sempre nel casentino, il museo della castagna. Ancora il museo dell’Olio a Castagneto Carducci, il museo della figurina di Gesso in Garfagnana e il museo di pittura murale a Prato. Tutti musei che la domenica e i festivi sono, come giusto, aperti.