Per colpa delle interferenze della nuova rete per cellulari Lte – un’evoluzione dell’Umts – potrebbero esserci problemi di sintonizzazione per la tv. Il ministero dello Sviluppo sta lavorando per risolvere la situazione, ma il rischio è che per farlo debbano essere montati speciali “filtri” sulle antenne:
Le interferenze ci saranno in alcune delle zone dove gli operatori lanceranno, nella seconda metà del 2012, la nuova generazione di rete mobile: la tecnologia Lte (evoluzione dell’Umts, internet super veloce). Già nei prossimi giorni però il problema potrebbe emergere, perché gli operatori si apprestano a sperimentare i nuovi servizi: l’hanno appena richiesto al Ministero allo Sviluppo Economico, che ha dato l’ok. Cominceranno da Torre San Giovanni, vicino a Roma. Le emittenti nazionali, allarmate, hanno quindi subito richiesto accesso alla documentazione presentata dagli operatori al ministero.
È già noto quello che succederà, se non si trova una soluzione: nelle zone in cui il segnale Lte sarà più forte di quello televisivo, le antenne saranno accecate e la tivù non prenderà più i canali del digitale terrestre:
Il motivo è che entrambi i segnali utilizzano lo stesso ambito di frequenza (800 MHz). La soluzione: gli operatori mobili proveranno a pianificare la copertura Lte per ridurre il rischio interferenze. Laddove non sarà possibile, però, bisognerà installare un filtro condominiale sulle antenne, per un costo di circa 400 euro. Già ci sono aziende, come la Mitan Technologies di Tivoli, che pubblicizzano “filtri Lte”, prevedendo questo problema. Quello delle interferenze è l’ultimo esempio di un conflitto montante tra le tivù e i cellulari, per l’utilizzo delle frequenze. Questa settimana, le associazioni Frt e Aeranti-Corallo, delle tivù locali, hanno scritto al sottosegretario allo Sviluppo Economico Massimo Vari dichiarando che non potranno liberare le frequenze 800 MHz entro il primo gennaio (come richiesto dal precedente governo). Richiedono “almeno” un altro mese di tempo. Peccato lo Stato abbia già aggiudicato agli operatori quelle frequenze, per farci l’Lte, in un’asta da 4,2 miliardi di euro.