E’ un panorama a luci e ombre quello che emerge dal “Rapporto sul sistema rurale toscano”, realizzato da Irpet per conto della Regione Toscana e presentato oggi a palazzo Strozzi Sacrati, presenti il presidente della Regione, Enrico Rossi e l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori. Il dato migliore evidenziato dal rapporto riguarda le esportazioni, cresciute del 12% nel 2010 e dell’10% nel 2011. Il dato migliore riguarda il vino, con un +16% , al quale si aggiunge un +12% per l’olio. Cresce anche la dimensione aziendale, che passa in media dai 7 ai 10 ettari, ma si registra anche una forte contrazione del numero di aziende (-38%), un dato peggiore di quello nazionale (-32%). Le aziende più piccole diminuiiscono di un 9% all’anno, mentre quelle maggiori “reggono” e accrescono il loro peso sul totale. Resta critico il dato legato all’età media degli agricoltori: il 40% ha più di 60 anni. Ma ecco più in dettaglio la fotografia dell’agricoltura toscana secondo quanto emerge dal rapporto 2012 dell’Irpet sul “Sistema rurale Toscano”

Oltre 3 miliardi di euro il Pil agroalimentare. Più di un miliardo dal legno
Nel 2010 il comparto agroalimentare toscano ha contribuito per il 3,3% alla formazione del valore aggiunto dell’economia regionale, per un totale di 3 miliardi e 145 milioni di Euro. Per poco più della metà (1.734 milioni di € ) il valore aggiunto è stato prodotto da agricoltura e silvicoltura,  mentre l’industria alimentare ha prodotto il 43% del valore aggiunto complessivo, pari a 1.353 milioni di €. Le colture legnose hanno prodotto beni per oltre un miliardo di euro, rappresentando circa la metà del valore della produzione agricola regionale (48,5%) e oltre il 10% delle produzioni legnose nazionali, un peso doppio rispetto a quello del complesso dell’agricoltura regionale.

Calano le aziende, crescono le dimensioni. Segno meno per seminativi e prati pascoli
In Toscana il calo delle aziende  ammonta al 38% a fronte del 32% relativo all’Italia nel complesso. Alla forte contrazione del numero di aziende si contrappone una diminuzione della superficie agricola utilizzata più ridotta (-12%), sebbene maggiore in valore assoluto del dato nazionale che vede una sostanziale tenuta delle superfici. Nonostante la presenza di politiche strutturali tese a favorire la crescita dimensionale, la superficie aziendale media è rimasta sostanzialmente stabile dall’82 al ’90, mentre nell’ultimo decennio si osserva un netto incremento da 7 a 10 ettari. La Toscana si colloca vicino alla media nazionale per aumento della dimensione media aziendale mentre per perdita di superficie agricola utilizzata è superata solo da Liguria e Valle d’Aosta. Si sono ormai stabilizzate le superfici vitate, mentre le colture arboree nel loro complesso continuano il trend leggermente negativo di lungo periodo. Le aziende di dimensioni minori diminuiscono del 9% l’anno, quelle di dimensioni maggiori hanno tassi di variazione leggermente negativi o addirittura positivi e accrescono il loro peso percentuale sul totale. E’ quindi in atto un cambiamento strutturale che vede il ridimensionamento delle microaziende e l’aumento delle aziende che raggiungono dimensioni in grado di garantire una maggiore efficienza. Le utilizzazioni del suolo che manifestano i tassi negativi di variazione più accentuati sono i seminativi e i prati pascoli e pone un problema di mantenimento di questa forma di utilizzazione del suolo, che ha valenze paesaggistiche ed ecologiche.

Agricoltori troppo “vecchi”: il 40% ha più di 60 anni
La distribuzione delle aziende per classi d’età del conduttore è rimasta immutata dal 2000: quasi il 40% dei conduttori ha più di 65 anni e resta il problema del ricambio generazionale alla guida delle aziende. Vi sono stati alcuni cambiamenti, tutti di segno positivo, nella evoluzione delle competenze, orientate verso un maggior grado di istruzione dei conduttori delle aziende agricole. L’accesso al mercato finale attraverso modalità più evolute, la percezione del contributo alla conservazione e alla tutela del paesaggio, il ritenere importanti l’accesso al credito e l’innovazione in azienda aumentano all’aumentare della dimensione aziendale, del grado di istruzione dei conduttori, e al diminuire della loro età. La riduzione delle aziende agrarie e l’incremento delle dimensioni medie – sottolineano i ricercatori Irpet – può essere interpretato come una ristrutturazione del settore agricolo più che un indicatore del suo declino, confermata anche dalla crescente produttività dell’agricoltura toscana rispetto a quella nazionale.

Congiuntura dominata dalla crisi. L’agriturismo tocca 4074 aziende e resta leader in Italia
Le aziende agrarie della Toscana hanno prodotto beni e servizi per un valore complessivo (valutato a prezzi base) di oltre 2 miliardi e 300 milioni1, con un calo dell’1,6% a prezzi correnti rispetto al 2009. Le produzioni ottenute da attività non agricole: servizi turistici, trasformazione dei prodotti agricoli,  realizzate dalle aziende agrarie hanno superato i 200 milioni di Euro, con un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente. La quota di queste attività sul valore corrente è  progressivamente cresciuta, arrivando a superare il 7% nel 2010, una quota superiore a quella coperta dai prodotti dell’olivicoltura o dal latte. In particolare la Toscana con 4074 aziende agrituristiche (fine 2011)  conferma la leadership  in Italia, con il 33,5% delle presenze totali e il 41,8% delle presenze di turisti stranieri. Le stime congiunturali Istat sul valore aggiunto agricolo hanno registrato per il secondo trimestre del 2011 un +0,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente,  dovuto soprattutto ad una favorevole componente di prezzo. A partire dal terzo trimestre le quotazioni hanno cominciato a diminuire, mantenendosi comunque su livelli ancora superiori dei minimi registrati a cavallo tra 2009 e 2010. Sulla base degli indicatori disponibili le più recenti stime prodotte dall’Irpet indicano per il 2011una crescita del valore aggiunto prodotto dall’agricoltura in termini correnti pari a circa l’1%, per la quasi totalità dovuto all’effetto delle variazioni di prezzo. Tanto nel 2010 come nel 2011 il comparto alimentare a carattere industriale ha mostrato una più decisa capacità di ripresa rispetto all’evoluzione del comparto alimentare a carattere artigiano. Ciò è probabilmente il frutto di due fattori favorevoli che hanno contribuito a sostenere la relativa dinamica congiunturale: da un lato produzioni maggiormente “standardizzate” e caratterizzate da un rapporto prezzo/qualità più favorevole, dall’altro da un mercato di riferimento più frequentemente rappresentato da sbocchi commerciali esteri, contraddistinti da una domanda maggiormente vivace rispetto a quella del mercato domestico.

Le famiglie risparmiano sui generi alimentari,  in Toscana regge di più il negozio di vicinato
La persistente erosione del reddito e la conseguente compressione dei livelli di consumo, se in un primo momento ha interessato prevalentemente gli acquisti non alimentari (in particolare, l’acquisto di beni durevoli), in una seconda fase ha  determinato un contenimento anche della spesa per beni alimentari. Le famiglie hanno rivisto le loro strategie di acquisto  in favore di prodotti meno costosi con un maggiore orientamento  verso la grande distribuzione. Gli esercizi alimentari toscani della piccola distribuzione hanno mostrato una dinamica migliore rispetto alla media nazionale delle medesime tipologie commerciali, dato che può segnalare un più spiccato orientamento delle modalità di acquisto dei consumatori toscani verso le forme tradizionali di vendita e gli esercizi di vicinato.

Export in crescita. Il vino balza del 16% e l’olio del 12%
La crescita delle esportazioni agroalimentari del 2010 (+12%) indica l’uscita dalla lunga crisi di questi ultimi anni o siamo di fronte ad un effetto rimbalzo rispetto al disastroso 2009? C’è ottimismo, avvalorato dal +10% registrato nel primo semestre del 2011, anche grazie al +16% del vino (trainato dal mercato statunitense) e al +12% dell’olio. Per l’olio, la riduzione del saldo commerciale negativo con l’estero potrebbe indicare una crescita della competitività dell’industria di trasformazione regionale, attraverso la valorizzazione sui mercati internazioni di olio nazionale e locale come Dop e Igp, rispetto a quello di provenienza extracomunitaria.

Il Programma di sviluppo rurale
La Regione Toscana ha messo a punto uno strumento di programmazione comunitaria, il Programma di Sviluppo Rurale per il settennio 2007 2013, finalizzato a supportare lo sviluppo delle zone rurali e delle attività agricole, agroindustriali e forestali che in esse si svolgono. Il Psr, per il periodo 2007-2013, dispone di un finanziamento comunitario (proveniente dal Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) di 391,5 milioni di euro, cui si devono aggiungere le risorse nazionali e regionali a titolo di cofinanziamento, per un totale di 876 milioni di euro di spesa pubblica, capaci di attivare in sette anni oltre un miliardo e mezzo di investimenti.

Artea ha erogato 387 milioni all’anno. In testa le province di Siena, Grosseto e Firenze
Nel biennio 2010-2011 l’Artea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura della Regione Toscana, ha erogato  in media 387 milioni di euro all’anno.  A livello territoriale le province che ricevono la quota maggiore di pagamenti sono nell’ordine Siena (67 milioni), Grosseto (66 milioni) e Firenze (61 milioni), nelle quali ricade il 53% del totale erogato in regione. I pagamenti PAC (politica agricola comune) ammontano invece a 287 milioni di euro. Nelle province di Siena e Grosseto si concentra il 44% degli aiuti PAC che interessano il territorio regionale, seguono le province di Arezzo, Firenze e Pisa con il 40%, mentre nelle altre cinque province ricade il restante 16%.

La Toscana per le filiere e i giovani: 45 milioni sui “piani integrati” e 30 milioni per i giovani
La Regione ha scelto di investire particolarmente sulle filiere e sui giovani. Per il 2012 sono stati stanziati  20 milioni di euro sui Pif, i programmi integrati di filiera che hanno riscosso tanto successo nel 2011. Con  i 25 milioni della prima tranche, stanziata nel 2011,  sono stati finanziati 15 proogetti   per un investimento complessivo di 57 milioni. I progetti hanno riguardato l’intero territorio toscano, hanno coivolto 1250 imprenditori e hanno interessato complessivamente 7000 addetti. Le filiere coinvolte sono state: quella dei cereali con 5 progetti finanziati per  oltre 26 milioni di investimenti, la zootecnia ancora con 5 progetti e oltre 16 milioni di investimenti, l’olio, il vino e il vivaismo, ancora con 5 progetti complessivamente e 14 milioni di investimento”.  Ai giovani, nell’ambito del pacchetto “GiovaniSì- fare impresa in agricoltura” sono stati destinati  nel 2012 quasi 30 milioni di euro. Il premio di  “primo insediamento” da destinare ai giovani che  per la prima volta diventano “capo” di una azienda agricola  cresce ora  con l’aumentare degli investimenti:
– investimenti fra 70 mila euro e 100 mila euro: premio di primo insediamento 20 mila euro;
– investimenti fra 100 mila e 150 mila euro : premio di primo insediamento 30 mila euro;
– investimenti maggiori di 150 mila euro: premio di primo insediamento 40 mila euro
Negli anni passati le domande arrivate alla Regione per il “premio di primo insediamento”, che era fissato in misura unica (pari a 40 mila euro) sono state in totale 4215. I giovani agricoltori che hanno ricevuto il premio sono stati 968, per un ammontare complessivo di 38,7 milioni di euro.