Olga stava vivendo una bellissima storia d’amore e in pochi hanno pensato che, per avere rispetto di lei, fondamentale sarebbe stato chiedere a chi le viveva quotidianamente accanto ed aspettava da lei un figlio. Khalid Omaalla, quarantaseienne, marocchino, aveva deciso di vivere con Olga, nella buona e nella cattiva sorte. “Ci siamo conosciuti alla Caritas di Massa”, racconta, “lei mi chiedeva sempre una sigaretta, così ci siamo scambiati il numero di telefono, quando le ho proposto di andare a vivere insieme lei ha accettato e da allora, era circa un anno fa, non ci siamo più separati”. All’inizio Olga e Khalid vivevano in una casa abbandonata a Carrara, poi si sono trasferiti nella tenda della zona industriale: “A lei piaceva vivere lì insieme”, sorride tristemente Khalid, “diceva che quella era la nostra villa!. Avevamo tutto quello che ci serviva, sette coperte e un materasso, poi io, che spesso facevo il taglialegna, accendevo sempre il fuoco per riscaldarci e per cucinare”. È vero, Olga beveva troppo ma da quando aveva incontrato Khalid lo faceva meno, ma continuava ad avere paura del marito ed il terrore che le togliessero anche questo secondo bambino e anche quando Khalid le diceva che sarebbe stato meglio rivolgersi agli assistenti sociali, lei non voleva, era terrorizzata che andasse a finire come con Sasha, il suo primo figlio. “Proprio la sera di sabato”, continua Khalid, Olga sarebbe morta la domenica mattina, “mi aveva telefonato dicendomi di aver voglia di salsicce, anche se io non le mangio perché sono musulmano le compravo spesso per lei, facevo un bel fuoco e le cucinavo sulla brace. Quella sera era andata così, lei aveva mangiato e quello che era rimasto lo aveva messo da parte, lo mangio domani, mi aveva detto…poi siamo andati a dormire, alle 8 e mezzo ci siamo svegliati, lei era ancora nel dormiveglia ed io le ho bisbigliato di non preoccuparsi, di continuare a dormire tranquilla: mi sono alzato e sono andato a fare due passi..” Circa un’ora più tardi Khalid è tornato e, siccome Olga dormiva ancora, l’ha chiamata, senza ottenere risposta: “Credevo che volesse scherzare”, ricorda, “le ho detto che non doveva mettermi paura ma lei non si muoveva, allora le ho preso una mano, gliel’ho sollevata ma quando l’ho lasciata è ricaduta sul materasso, allora l’ho schiaffeggiata, ho messo la mia bocca sulla sua per vedere se respirasse…”. E se Olga è morta così, una domenica mattina, nel sonno, con la sicurezza di avere un vero affetto accanto, forse l’unico rammarico è che se ne sia andata proprio adesso, adesso che sembrava aver ritrovato un pizzico di serenità, quella serenità che difficilmente Khalid riuscirà a ritrovare, perché, come dice lui, “non esiste nessuna come lei”.