Le malattie dell’apparato osteomuscolare e alcune patologie psichiatriche, soprattutto la depressione, colpiscono di più le donne; mentre gli uomini, per esempio, sono più colpiti dai traumi. Tra le adolescenti crescono i comportamenti a rischio, come bere e fumare, che sono invece in calo tra i loro coetanei maschi. Diverso è il modo di reagire ai farmaci tra uomini e donne. Ancora, le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più e passano l’ultima parte della vita in condizioni peggiori degli uomini. Insomma, la salute non è neutra, e anche in medicina va applicato il concetto di diversità, per garantire a tutti, donne e uomini, il miglior trattamento possibile in funzione della specificità di genere.

Per questo la Regione Toscana – prima in Italia – ha istituito la Commissione permanente per le problematiche di genere, inserita nel Consiglio Sanitario Regionale, organo del governo clinico, e – anche questo è un primato – ha dedicato a salute e medicina di genere un capitolo del nuovo Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale in via di approvazione.

La Commissione, presieduta da Anna Maria Celesti, medico chirurgo specialista in ostetricia e ginecologia, e composta da una trentina di medici (donne e uomini) di varie specialità, si è insediata ufficialmente oggi, all’interno del Consiglio Sanitario Regionale, in via Alderotti. “Per troppo tempo – ha detto l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – le malattie, la loro prevenzione e terapia sono state studiate prevalentemente su casistiche del solo sesso maschile, sottovalutando le peculiarità biologico-ormonali e anatomiche proprie delle donne. La medicina di genere è chiamata a limitare le disuguaglianze di studio, di attenzione e di trattamento che fino ad oggi sono state a carico delle donne, non costruendo una medicina al femminile e una al maschile, ma applicando il concetto di diversità per garantire a tutti, donne e uomini, il miglior trattamento possibile”.

Tra i compiti della Commissione appena insediata, individuare quante e quali differenze di genere sono dovute a fattori intrinseci alla biologia di genere e alla fisiopatologia della malattia, e quante sono da ascrivere alla società e al sistema sanità, evidenziando quanto costa questa differenza; ricercare percorsi ottimali per fare formazione ai medici di famiglia, specialisti, operatori sanitari; trovare gli strumenti più adatti per costruire e diffondere una politica di intervento sulla salute di genere. La Commssione lavorerà per gruppi di lavoro tematici: dalla farmacologia alle patologie cardiovascolari, dalla sicurezza sul lavoro, fino alla progettazione architettonica degli ambienti in ottica di genere.

Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro in ottica di genere, per esempio, per le lavoratrici, i settori più a rischio sono l’industria tessile, quella conciaria, quella alimentare, mentre per gli uomini il pericolo viene soprattutto dalle costruzioni, dai trasporti, dall’industria dei metalli. Le malattie professionali più frequenti tra le donne: tendiniti, dermatiti ed eczemi, affezioni dei muscoli. Tra gli uomini, invece, ipoacusia, dermatiti, malattie dei tendini. E mentre dal 2005 assistiamo a una diminuzione sostanziale delle malattie professionali e degli infortuni per gli uomini, per quanto riguarda gli infortuni delle lavoratrici, la riduzione è iniziata solo nel 2008, e sta procedendo a un ritmo più contenuto.

Dai dati Inail sugli infortuni sul lavoro nel periodo 2007-2009 in Italia risulta che alle donne nel 2007 sono accaduti 251.028 infortuni; 250.674 nel 2008; 244.368 nel 2009.  In Toscana, 21.177 nel 2007, 21.212 nel 2008, 20.391 nel 2009.  Sul totale degli infortuni, la ripartizione tra uomini e donne è sempre, all’incirca, 70% agli uomini, 30% alle donne.

La medicina di genere – si chiarisce nel capitolo del PSSIR appositamente dedicato – non deve essere una sepcialità a se stante, ma un’integrazione trasversale di specialità e competenze mediche, affinché si formi una cultura e una presa in carico della persona, che tenga presente le differenze di genere non solo sotto l’aspetto anatomo-fisiologico, ma anche delle differenze biologico-funzionali, psicologiche , sociali e culturali, oltre che ovviamente di risposta alle cure.