Ieri, su un quotidiano locale è intervenuto don Marco Baleani, il parroco di Bonascola, proprietario della casa dalla quale la famiglia Dragoi ricevette lo sfratto, accampandosi poi di fronte al Comune di Carrara. il parroco accusa il Comune di non aver saputo gestire il caso, rifiutandosi di collaborare con la Diocesi che lo aveva contattato con l’intento di proporgli un programma per far fronte ad una situazione che considerava grave. Lo stesso don Marco avrebbe poi avuto un colloquio con l’Assessore Bernardi: indirizzato però dalla dirigente Tommasini egli non sarebbe mai stato ricevuto. “Ho più volte informato per iscritto il Comune della gravità del caso”, scriveva ieri il parroco e concludeva: “la situazione poteva essere gestita solo sulla base di un progetto socio-educativo che, tecnicamente, si chiama fronteggiamento in rete, ma è mancata totalmente la volontà, o la capacità, di discuterne i presupposti”. L’Assessore Bernardi tempestivamente risponde alle accuse riconfermando che la famiglia Dragoi non sarebbe in carico ai servizi sociali, e non lo sarebbe mai stata e a parer suo la circostanza sarebbe anche facilmente dimostrabile dalla mancanza di atti o istanze di accesso ai servizi presenti presso gli uffici. Bernardi però conferma anche di essere stato a conoscenza del caso e di aver ricevuto la lettera dalla Caritas Diocesana e dichiara: “Nella missiva di Caritas e Parrocchia si faceva appello allo “spirito diocesano di fratellanza”, facendo alcune richieste all’Amministrazione che, per rispetto nei confronti della chiesa, non riteniamo opportuno pubblicare. Detto ciò”, prosegue “per salvarsi l’anima, Caritas e Parrocchia, proponevano in locazione, a canone equo, più oneri relativi, al Comune, una casa di proprietà della Diocesi che poi, sempre su suggerimento del prete, il Comune avrebbe concesso gratuitamente alla famiglia Dragoi”. Sarebbe stata questa un’offerta improponibile secondo l’Assessore che si sarebbe affrettato a declinare durante un colloquio con Don Baleani: “una simile proposta”, dichiara adesso non è prevista negli indirizzi politici sottesi a Leggi e Regolamenti dello Stato Laico, ai quali i Comuni devono sottostare, e che i cittadini sono chiamati a giudicare”.