Un artista fedele a se stesso, come lo ricordava l’amico Enrico Nori, con la sua vitalità, le sue anarchiche vampate caratteriali e quella stupefacente magia delle mani. Tra la Francia e lo storico laboratorio Nicoli aveva incontrato il meglio della cultura internazionale: da Arturo Martini, a Brèton, da Giacometti, a Giorgio Bocca che, alla notizia non ha esitato a scrivere, a proposito dell’impegno del Dunchi resistente: “Mi dispiace molto della morte dell’amico e compagno Comandante Nardo Dunchi, uno dei più grandi partigiani combattenti d’Italia. Dunchi fu uomo pieno di coraggio ed il primo a salire in montagna. Grande fu l’esempio che ci dette a noi di Cuneo: da tenente degli alpini uscì dalla caserma di Mondovì a bordo di una vecchia carretta. Ma il mezzo l’aveva caricato di armi e di bombe e lo portò sulle montagne di Boves. Poi ci radunò e stette con noi a lungo a combattere i tedeschi e i fascisti.” “Valoroso partigiano combattente per la libertà e la democrazia e uomo di cultura, luminoso esempio per le future generazioni”, così lo dipinge il Presidente della Provincia Angeli, esprimendo alla famiglia, il proprio personale cordoglio e quello di tutta la giunta provinciale.. Personaggio eroico Dunchi, in ogni accezione del termine: sulla guerra di Liberazione pubblicò nel 1957, il libro autobiografico Memorie partigiane, nella cui recensione il poeta Vittorio Sereni, ha scritto: “La definizione di ribelle, coniata in senso negativo, denigratorio ed esorcizzante dal nemico, è rovesciata in positivo e fatta propria da Nardo Dunchi, carrarino, memore di ascendenze e tradizioni libertarie dello stampo più autentico”. E molto legata alla Resistenza fu anche la sua multiforme attività di scultore; fra le tante testimonianze il monumento in piazza “Caduti della Libertà” di Boves, il monumento a Luigi Bisio a Rocca di Magra, quello nel “Parco del Partigiano” ad Avenza.