L’artista padovano Cattelan avrebbe spiazzato tutti con la sua provocazione mediatica, e ottimo questo sarebbe, secondo il consigliere Musetti, poiché grazie alla trovata, i giornali parlerebbero finalmente di Biennale. Obiettivo pubblicitario centrato quindi, ma dai repubblicani ai comunisti, passando per gli anarchici, tutti temerebbero la paventata sostituzione con una statua simbolo della propria storia politica, tanto da far affermare a qualcuno che sarebbe meglio piazzare Hitler o Stalin sul piedistallo di Carrara, anziché l’esule di Hammamet. “Questa mi sembra una Babele culturale signor sindaco”, così esordisce Musetti, affermando anche che in questo frangente l’intelligenza di qualcuno si rivelerebbe in pericolo di morte e, per lo stesso motivo, avanza una proposta: mettere Bettino al posto della “Venere” del Buttini, che si trova all’ingresso di Carrara. E questo perché, seppur in città la fanciulla di marmo che si toglie le vesti sia nota come “Venere” così non sarebbe, in quanto, sostiene Musetti, il Buttini scolpì la “Frine”, amata dallo scultore greco Prassitele, la quale subì un processo per “empietà”, ma fu assolta grazie all’arringa del suo difensore, che la fece spogliare dinanzi agli occhi sgranati dei giudici, che subito la mondarono da ogni peccato. “Signor Sindaco”, suggerisce allora Musetti, “la vicenda della “Frine” somiglia non poco a quella di Craxi: processi, Milano da bere, nani e ballerine, empietà e clamori dei media. Perdono e revisioni, riconoscimenti e riabilitazioni postumi. Metta il simulacro di Bettino al posto della Frine”, conclude, “e stia certo che tutta la “Carrara culturale” plaudirà all’idea nuova di zecca. E il suo assessore alla Cultura gioirà per la pari opportunità democratica, concessa ed eretta sulla pubblica piazza di Carrara”.