Sarà depositata domani mattina agli uffici della procura della repubblica la denuncia del consigliere Pier Paolo Marchi ai danni Stefano Benedetti, ex capogruppo de La Destra a seguito del documento di Mussolini inviato via mail ad un dipendente comunale. E nei prossimi giorni potrebbe aggiungersi anche la denuncia della Cgil funzione pubblica. Benedetti, secondo l’avvocato della Cgil Michela Poletti, a sostegno di Marchi, avrebbe violato l’articolo 4 della legge Scelba, quello che parla apologia di fascismo. Un reato procedibile d’ufficio che il ministero potrà rinviare a giudizio o archiviare. Col documento del ’41 si dimentica poi lo statuto a tutela dei lavoratori che permette ai dipendenti di difendersi.

 Nell’articolo si punisce chi costituisce associazioni, movimenti o gruppi che seguono le metodiche fasciste; la pena, nel comma 2, è da uno a tre anni di reclusione se i fatti dell’era fascista o le finalità antidemocratiche vengono esaltate pubblicamente e una pena ancora maggiore – comma 3 – se il fatto è commesso con il mezzo della stampa. Questo sarebbe avvenuto con il documento del Duce in cui si parla del rispetto degli orari di lavoro, accompagnato dal messaggio di Benedetti “così si lavorava ai tempi del fascismo e così dovrebbero lavorare tutti i dipendenti comunali”. Una direttiva inviata da due dirigenti nazionali di Area Destra che si riferiscono a Benedetti con l’appellativo “camerata”. “Non è più accettabile il comportamento di Benedetti – ha spiegato Marchi – basato sull’utilizzo di esternazioni di stampo fascista. Inoltre è lesivo del ruolo di consigliere che invece dovrebbe rappresentare i cittadini ed avere chiare le fondamenta della democrazia e della costituzione”. In sostanza, secondo Marchi, un simile comportamento produce quei fatti di cronaca che poi si leggono sui giornali, ossia aggressioni varie