E’ dolce e amaro insieme il risultato dell’ultimo incontro sulla vertenza Eaton, avvenuto ieri mattina al Ministero dello Sviluppo Economico: la nota positiva sta nel fatto che Roma ha licenziato un documento ufficiale post tavolo in cui per la prima volta conferma nero su bianco che la vertenza, la reindustrializzazione, l’occupazione e gli incentivi regionali, saranno oggetto di un accordo di programma futuro per rendere appetibile l’area. Tale “disponibilità” a facilitare la reindustrializzazione di Eaton, avrebbe però dovuto essere sorretta da alcune garanzie sul piano industriale di Ecoplant, l’unico per adesso presentato; garanzie che invece non sono arrivate. Il Ministero le vuole esclusivamente da Invitalia, l’Agenzia nazionale per gli investimenti che, in tempi brevi, dovrebbe comunicare al Governo se il piano industriale di Ecoplant è troppo debole o invece buono, dando un suo giudizio sulle carte che avrebbe dovuto visionare, tramite Sofit, circa due mesi e mezzo fa. Al tavolo di eri però, Provincia, Comune di Massa e Regione hanno scoperto che dal 15 dicembre, data dell’ultimo incontro, Sofit con Invitalia non ha colloquiato, sostenendo di non aver potuto visionare neanche lei il piano industriale di Ecoplan; “un rimpallo di responsabilità inaccettabile” secondo l’Assessore Provinciale Paolo Baldini. Il Ministero ha dato tempo 8 giorni a Sofit di mettere Invitalia in condizione di esprimersi; poi potrebbe passare un mese prima che Invitalia dia il suo parere sulla sostenibilità economica e finanziaria del piano e sopratutto approfondisca la ricerca di mercato del prodotto offerto da Ecoplant, per capire quanta richiesta realmente ce n’è. Se Invitialia dovesse dire “no” alla proposta di Ecoplant, allora bisognerebbe ricominciare tutto da zero. Durante l’incontro è emersa anche un’altra volontà: il Ministero ha chiesto ad Eaton di “ammorbidirsi” sul costo delle aree, come a dire che, a quel prezzo, sarebbe troppo difficile trovare qualcuno disposto a spendere e insediarsi. Il prezzo dell’area ex Eaton, di cui si è tanto parlato, ma che è stato tenuto segreto fino a ieri, è stato ufficializzato in 9 milioni di euro; nella richiesta del Ministero, tra le righe, potrebbe leggersi anche la volontà di arrivare al comodato gratuito, per facilitare l’insediamento del pubblico