Tenta di uccidersi nella notte tra lunedì e martedì, ma un agente della Polizia Penitenziaria riesce ad impedirlo, sventando l’ennesimo tentato suicidio dall’inizio dell’anno: il metodo è sempre lo stesso, un cappio stretto al collo, e il protagonista è ancora una volta un giovane extracomunitario, detenuto nel carcere di Massa. Il marocchino, E.H, era stato arrestato per spaccio di droga e per violazione delle leggi sull’immigrazione; non ancora trentenne, tossicodipendente e fortemente depresso, il detenuto rientra a pieno nei casi deboli del sistema carcerario. Era sorvegliato quasi a vista, poiché non era la prima volta che tentava il suicidio: lo conferma una nota del SAPPE, Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, nella quale si legge che l’extracomunitario aveva diverse problematiche psicologiche e manie autolesionistiche; la notte del 17 gennaio aveva tentato di ingerire corpi estranei, reperiti nella sua cella ed era stato immediatamente accompagnato al Pronto Soccorso cittadino. Il giorno dopo l’ennesimo tentativo di farla finita. E’ stato un agente della Polizia Penitenziaria in servizio di vigilanza quella notte a sventare l’impiccamento; in maniera tempestiva il detenuto è stato sottratto al cappio e pare non ci sia stato nemmeno bisogno di ricovero all’ospedale. Nonostante sia finita bene, adesso però è allarme emulazione: “Facile che succeda_ spiega Maurizio Ratti medico legale della Procura di Massa Carrara_ ; la situazione di questi detenuti, sopratutto se sono giovani ed extracomunitari, predispone ad atti estremi; inoltre, se il vicino di cella riesce nel tentativo di farla finita, sono portati a fare altrettanto; succede anche fuori dal sistema carcerario: l’estate scorsa ci furono ripetute impiccagioni a poca distanza l’una dall’altra e in queste settimane si ripetono anche i suicidi giù dai Ponti di Vara. Purtroppo è una realtà con cui dobbiamo fare i conti: i soggetti deboli sono influenzabili”. Il pericolo di emulazione all’interno del carcere di Massa si fa ancora più concreto dopo la notizia di un altro tentato suicidio che, secondo una fonte non ufficiale del SAPPE, sarebbe avvenuto a poche ore dal precedente caso, ovvero nel primo pomeriggio di martedì 19 gennaio; si parla di un detenuto extracomunitario che avrebbe cercato di uccidersi con il gas di un fornellino da campeggio, ma questa indiscrezione viene smentita dal Direttore del carcere Salvatore Iodice: “Non vorrei che qui si facesse la caccia alle streghe_ commenta_ si stanno verificando fatti gravi, ma che sono sempre avvenuti nei carceri di tutta Italia, per problemi di sovraffollamento, che forse oggi sono più evidenti; queste persone vengono private del bene principe che è la libertà e le loro reazioni sono spesso drastiche; riguardo la bomboletta del gas è giusto specificare che ogni detenuto ha diritto ad un fornellino da camping e non possiamo impedirlo; spesso chi va in crisi di astinenza finisce per sniffare il gas contenuto in queste bombolette; un fatto che succede spessissimo e che cerchiamo di prevenire con le forze a nostra disposizione”.