A conferma che Lunezia non è un delirio utopico. La prova? Un paradosso legislativo riporta in vigore il Decreto Farini del 1859 «che dichiara l’inesistenza della regione Emilia Romagna e l’appartenenza della provincia di Massa e Carrara all’Emilia – sventola la scrittrice Nicla Ghironi dell’Associazione Regione Lunezia – Stiamo cercando un pool di avvocati che impugni il Decreto. Tra loro dovrebbe esserci anche Jacopo Ferri, attuale coordinatore regionale del Pdl e figlio di Enrico, che tanto ha voluto Lunezia. Jacopo ha già dato la sua disponibilità». Con risvolto attesissimo: una mail dal Senato a Valter Bay, presidente dell’Associazione, in cui gli vengono richiesti documenti ad integrare l’istanza inviata alla Presidenza della Repubblica per riaprire il caso sul Decreto Farini e sulla creazione di Lunezia. Alla faccia delle mitologie identitarie ecco materializzarsi quel confine luneziano che dovrebbe tener dentro i Comuni delle Province della Spezia, Massa Carrara, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, parte di Cremona e quella Garfagnana di Lucca. L’Associazione lavora di fino sul progetto. Ad ottobre scorso l’incontro a Berceto per discutere le tavole di lavoro che sostanzieranno il territorio luneziano, argomento di pubblicazione attraverso un giornale on line cui si affiancherà la stampa di un libretto. Poi il successivo e tumultuoso appuntamento a Pontremoli, con un sindaco pronto a ribadire «che non s’andasse a riesumare Lunezia – riferisce Ghironi – e con il presidente della Provincia di Parma ad invitare che non si risfoderassero temi anacronistici. Noi come Associazione, abbiamo alzato la mano per intervenire, ma siamo stati ignorati».
Ghironi accusa il colpo: «Fa specie dover mettere sistematicamente in risalto la deficienza amministrativa di una classe politica, che non solo butta alle ortiche una storia travagliata o ne fa unicamente un teatrino dell’intellettualità, ma si avvale di atteggiamenti dotati di cinismo e di assoluta schizofrenia». Su Lunezia è scontro aperto: «Questo lavoro – insiste Ghironi – va visto alla luce del Decreto Farini del 1859. Vivo e vegeto, poiché nessuno si è mai sognato di abrogarlo e che rimette in discussione l’assetto istituzionale di alcune province (come Massa e Carrara) che verranno a comporre Lunezia. Il Decreto Farini parlava di regione emiliano lunense e ciò vale ancora». La storia è ben ricostruita sul sito www.lunezia.com: nel 1859 Vittorio Emanuele II nomina tra i «Commissari straordinari» Luigi Carlo Farini riconosciuto anche «Governatore delle Romagne» e «Dittatore» delle Province Modenesi e Parmensi. In tale veste, Farini provvede a definire gli assetti territoriali da amministrare decretando nel novembre 1859 la formazione di un Territorio Regio denominato Emilia, ben distinto dalle Romagne. Si definisce anche l’assetto territoriale di Province, Circondari, Mandamenti e Comuni della Regione Emilia, in particolare di quella che oggi è la Provincia di Massa Carrara. «Da ciò si evince – spiega Bay – che Massa Carrara fa parte dell’Emilia e che Emilia è una regione a se stante, non è Toscana né Romagna». Di decreto in decreto, nel 1938 ecco il nuovo assetto di Massa Carrara, ridenominata Apuania, e nuovamente Massa Carrara col Decreto Luogotenenziale del 1 marzo 1946. Intanto i Padri Costituenti suddividono la Penisola in 21 regioni tra cui Emilia-Romagna ed Emiliana-Lunense che è sostanzialmente quella tracciata dal decreto Farini. Le 20 regioni vengono approvate e indicate nella Carta Costituzionale, «ma all’ultimo – ricostruisce Bay – la Regione Emiliana-Lunense viene sospesa in attesa di migliori analisi e studi. Non viene abrogata, solo sospesa temporaneamente nella sua attuazione, e i suoi territori vengono allocati in Liguria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia».

Ecco da dove parte nel 1988 la campagna del Comitato prima e dell’Associazione Regione Lunezia poi, così chiamata per meglio differenziare l’Emilia Lunense dall’Emilia. «L’Associazione – ribadisce Bay – ha presentato nel luglio 2008 alla Presidenza della Repubblica istanza di riapertura del caso Lunezia». E alla luce della mail ricevuta da Bay, la faccenda pare sostanziarsi, anche perché «nell’attuale legislatura – aggiorna il presidente – col Ministero per la Semplificazione si è arrivati a “tagliare” qualcosa come 30 mila provvedimenti di legge e in questo contesto si è abrogato, forse per una banale svista, anche il decreto del 1946 che ripristinava il nome della provincia di Massa e Carrara e i tre comuni di Carrara, Massa e Montignoso, accorpati in una unica unità amministrativa detta Apuania. Subito sembrava che, abrogato il decreto del 1946, tornasse in vigore quello del 1938, ma ci si è resi subito conto che era stato tagliato a sua volta. In questo paradosso legislativo sull’assetto delle zone di Massa, Carrara e dintorni, fino a La Spezia, Parma e Garfagnana, si verificava il ritorno in vigore del decreto Farini del 1859». Ergo «auspichiamo l’aprirsi di un ampio dibattito parlamentare che dovrà andare ben oltre la questione banale della “e” fra Massa e Carrara».
da Il Giornale