Rapita, violentata da tre uomini e poi rapinata: è la terribile esperienza vissuta l’altra sera da una ragazza spezzina di 25 anni e che è riuscita sfuggire ai suoi aguzzini aprendo la porta della vettura dove era stata segregata e buttandosi in strada per chiedere aiuto ai passanti. Adesso la giovane, dopo una notte trascorsa in ospedale in stato di choc, è tornata a casa ed ha trascorso tutto il pomeriggio di ieri nella caserma dei carabinieri a raccontare il suo dramma.
«Stavo rientrando a casa – ha detto la giovane ancora con le lacrime agli occhi ai militari – dopo essere stata a Sarzana a trovare alcuni parenti. Ero appena scesa dal bus. Ho fatto solo pochi passi quando ho sentito una macchina che frenava, proprio dietro di me. Non ho fatto neppure in tempo a capire quello che stava accadendo. Due uomini sono scesi velocemente da una vettura. Mi sono sentita prendere di peso…mi hanno buttato dentro all’abitacolo. Poi è iniziato l’inferno…»
Il rapimento è avvenuto nella zona di Melara, nel tardo pomeriggio di mercoledì, intorno alle 19. La giovane è poi riuscita a liberarsi dopo le 21.30, praticamente buttandosi giù dall’auto, in una via buia e secondaria.Non sapeva dove fosse e così si è messa a correre a piedi per ritrovarsi in viale san Bartolomeo, disperata e piangente. In quelle due ore e mezzo, le violenze, le vessazioni, le sofferenze, avvenute probabilmente in un luogo appartato lungo la strada che circonda la centrale Enel.
Una volta guadagnata la libertà la giovane ha subito chiamato i parenti che hanno avvertito i carabinieri. Quando i militari dell’Arma sono arrivati sul posto la giovane era ancora vicino alla strada, tremante e in palese stato di choc. E’ stata subito accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea e medicata. Da una prima sommaria visita non ci sarebbero vistosi segni delle violenze fisiche subite dalla venticinquenne. Quelli morali, però, sono devastanti. Cicatrici che rimarranno indelebili nell’anima. La ragazza è rimasta a lungo in silenzio, con una coperta addosso, cercando di scacciare gli incubi. Poi piano piano si è sciolta. E’ riuscita a parlare con i carabinieri e a raccontare almeno per sommi capi quello che le era capitato. Ha fornito anche una breve descrizione dei suoi rapitori e violentatori: sarebbero tre uomini di carnagione olivastra, sicuramente stranieri ma non si sa di quale etnia.
Sulla base di questo i militari dell’Arma già nella notte fra mercoledì e giovedì hanno effettuato una vasta battuta lungo le strade fra il quartiere del Limone, dove la giovane è stata rapita e viale San Bartolomeo, dove è riuscita a fuggire. Sono stati setacciati molti chilometri quadrati di terreno: case diroccate e diventate rifugio di clandestini, carcasse di vetture abbandonate, persino il campo nomadi dei Boschetti è stato perquisito. I controlli sono andati avanti sino all’alba. Dei malviventi, però, nessuna traccia.
Nel frattempo la giovane dopo aver superato i primi momenti difficili del post-stupro ha preferito andare via dall’ospedale, dove i medici le avevano consigliato il ricovero, e fare rientro a casa per cercare maggiore tranquillità fra le mura domestiche. Non è riuscita a chiudere occhio e ha rivissuto come in un brutto film la sua drammatica esperienza, ma almeno era in famiglia, assieme al suo fidanzato che l’ha abbracciata e protetta per tutta la notte.
Dopo questo tormentato riposo ieri pomeriggio la giovane ha trovato la forza per andare nella caserma del comando provinciale dei carabinieri in via Carlo Alberto Dalla Chiesa per fornire ulteriori particolari del suo dramma e chiarire la vicenda.
Le sue dichiarazioni sono state un po’ lacunose e ricche di pause ma gli inquirenti ipotizzano che le contraddizioni riscontrate siano da addebitarsi alle due ore e mezza da incubo vissute sulla sua pelle. Per questo la sua visione è ancora distorta. La sua ricostruzione è stata giudicata credibile anche in assenza di segni visibili di violenza. La ragazza, comunque, sarà nuovamente visitata anche con l’aiuto di una psicologa.
Che abbia tentato di cancellare quello che le è capitato – tipico di chi ha subito uno stupro – lo conferma un fatto: la sera del rapimento e della violenza sessuale si è dimenticata di dire che era stata rapinata. Quattrocento euro in contanti, ovvero l’affitto che lei avrebbe dovuto consegnare quella sera stessa al padrone di casa.
Le ricerche dei violentatori sono continuate anche per tutta la giornata di ieri con posti di controllo e perquisizioni nel tratto fra il Limone e viale san Bartolomeo, senza esito. Non è stato ancora rintracciato il luogo esatto dove sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo